Quando scelsi il nome della mia casa editrice, lo feci in modo molto naturale. Sapevo sin dal principio che il fiore sarebbe stato il simbolo della mia idea, a rappresentare qualcosa di prezioso e che si rinnova, guardando a quei florilegi e antologie di un tempo che raccoglievano le poesie e i brani più belli, destinati a rinnovarsi a ogni nuova lettura. E poi l’aggiunta di due lettere, “ed”, che stanno per “edizioni” ma che, allo stesso tempo, in inglese conferiscono all’intera parola un altro significato.
Non ho voluto avere troppa fretta e ho lasciato che l’idea editoriale emergesse attraverso le pubblicazioni. Solo di recente, con l’espansione del catalogo e la diversificazione dell’offerta, ho pensato di apporre uno slogan che andasse a sciogliere il significato del nome e spiegasse qualcosa di più. Ero lì a scrivere e lavorare per trovare il giusto motto che mettesse in luce quanto mi stava a cuore riconfermare (i contenuti tradizionali espressi in forme nuove, il desiderio di conservare la memoria storica e diffondere la cultura umanistica, la difesa degli spazi lenti e profondi del sogno e dell’anima), quando ho deciso di lasciar riposare le idee che avevo buttato giù. Così ho preso a leggere quasi distrattamente le Rime di Petrarca, nell’edizione commentata da G. Biagioli, e proprio nel commento ho trovato il concetto attorno al quale andavo girando. E me ne sono innamorata all’istante.
“Nella radice, per la quale ha vita il fiore”.
Michela Alessandroni
[…] il mondo dell’editoria è affascinante perché tratta degli oggetti molto preziosi come i libri, portatori sani di appagamento, potresti spiegarci in breve in che cosa consiste il tuo lavoro? A chi o che cosa è dovuta la scelta del nome: Flower-ed, nella radice, per la quale ha vita il fiore? […]